Santina Renda, ventidue anni di silenzi

ALE

Esco di casa e vado a camminare solo. Quando torno scopro che allora è vero. I fantasmi esistono. “Dov’è Santina Renda?”, si chiedono tutti tiggì della sera. Ha la mia stessa età, Santina. È di Palermo. Anche lei. E’ il 23 marzo 1990 quando svanisce nel nulla. Santina stava giocando con alcuni bambini nel quartiere Cep di Palermo. Qualcuno l’ha fatta “scomparire”. Si dice così, a quanto pare. Sospetti, misteri. Ma soprattutto silenzi. Si dice (è tutta una calca di “si dice”) c’entri il cugino, quello pazzo, lo “scemo del quartiere”.
A sei anni capisco che c’è qualcosa che non va. Entra in circolo la psicosi dei grandi. “Non ti allontanare troppo”. “Torna subito”. I miei genitori mi rovesciano addosso una valanga di raccomandazioni.

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Gli Invincibili caduti a primavera

ALE

“Scala svegliati è primavera”. Il vecchio Nevio ne ha viste tante. Troppe. Ma quando guarda quella splendida pennellata morire all’incrocio dei pali, non ci crede. Mentre Sebastiano Rossi raccoglie la palla in fondo al sacco, c’è chi si divide, pazzo di gioia. Chi osserva le infinite capriole di Faustino Asprilla, l’uomo del miracolo che incanta la Scala del calcio. Chi invece osserva il flemmatico Nevio esplodere di gioia.

Dal Parma al Parma. Per finire ancora al Parma. I titoli di coda di un’impresa storica, che va al di là di ogni sport e bandiera. Finisce la serie positiva più lunga della storia del pallone. È il 21 marzo ’93. L’inizio della primavera, la fine dell’estate rossonera. Il Milan dei Meravigliosi conosce la prima sconfitta dopo una striscia di 58 partite, iniziata due anni prima proprio contro il Parma.

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Palermo nel destino di Panucci

FRANK
Chi lo avrebbe mai detto che un giorno Christian Panucci sarebbe finito al Palermo? Il destino. Sì, perché è all’ombra di Monte Pellegrino, che un ragazzone di appena 21 anni debutta in terra italiana con la maglia della Nazionale il 16 novembre 1994. Giovanissimo, ma già sfrontato e titolare, presenza e maglia numero 3, con Maldini spostato al centro della difesa in seguito all’addio di Franco Baresi dopo le lacrime di Pasadena.

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Non cambiò, è Calaiò

Emanuele Calaiò (quarto in alto da sinistra) ai tempi della Panormus

FRANK

Due rimbalzi, collo pieno di sinistro e palla che si insacca all’angolino. Il meraviglioso gol di Calaiò, in Siena-Cagliari, l’avrò visto decine e decine di volte nel campetto polveroso della Panormus. E ho visto pure quell’esultanza polemica: il mister che come Sannino si avvicina per complimentarsi e lui che lo allontana.

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